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LETTERA DI INIZIO ANNO DEL PRESIDENTE FAI REGIONALE VENETO GIANLUIGI SATINI

Un Tavolo lungo 7 – 8 metri, largo 1-1,4 metri, circondato da una ventina di sedie da entrambi i lati più due/tre sedie sui due lati della larghezza e non finisce qui perché adiacenti al muro della stanza che ospita il Tavolo un’altra quarantina di sedie consentono altre presenze oltre a quelle che si collegano on line che variano da 70 a 100 collegamenti.

Da un lato del Tavolo i rappresentanti di FILT CGIL, FIT CISL e UILTRASPORTI; dall’altro lato 24 Associazioni che rappresentano l’Autotrasporto e la Logistica e che occupano anche i lati corti del rettangolo.

Da un lato i tre Segretari Generali accompagnati dai loro esperti e dai territoriali più rappresentativi; dagli altri lati i funzionari delle 24 Associazioni: quanti gli imprenditori presenti? Due? Tre? Qualche volta cinque?

Questo il quadro d’un mondo in rapido cambiamento con il quale volenti o nolenti ci confrontiamo e dobbiamo confrontarci: riferimenti di rappresentanza sempre più equivoci, anche se non mancano presenze competenti ma spesso utilizzate solo per contrastare le richieste della controparte.

Ma non è tutto qui perché concordare richieste o strategie negoziali tra le tante Associazioni di categoria presenti richiede tempo, molta calma, necessità d’individuare aspetti generali, capacità di soprassedere su argomenti di minor rilievo e, di conseguenza, evitare che alcune banali considerazioni prendano il sopravvento sui temi fondamentali di questo rinnovo di CCNL.

Logistica, e-commerce, mondo della cooperazione, artigiani, autotrasportatori, corrieri, magazzini, traslochi ed alcuni altri settori che si affacciano al nostro contratto stanno a dimostrare quante figure nuove compaiono nella declaratoria del nuovo CCNL a conferma d’una complessità difficile da rinnovare e ordinare.

Filo conduttore d’un Tavolo così complesso sono state le richieste provenienti dal Sindacato intercettate in modo confuso e spesso caotico dalle tante Associazioni.

Mesi trascorsi a far chiarezza sui diversi profili professionali, le nuove competenze, le garanzie sul tema sicurezza, il diritto alla disconnessione ed altri spetti che dovrebbero rendere più attrattivo il nostro settore (chissà se sufficienti), sempre in attesa degli argomenti più sensibili: assenteismo, danni, discontinuità, aumenti economici.

Così sino ai primi giorni di dicembre quando l’avvicinarsi dello sciopero dichiarato dalle Organizzazioni Sindacali impone una giusta accelerazione per chiudere il rinnovo e improvvisamente gli interlocutori più attendibili e, probabilmente, più rappresentativi si riducono di numero ma certamente non di rappresentatività.

Viene firmato un nuovo CCNL certamente oneroso che contiene alcune garanzie e molte novità ma ciò che conta riguarda un altro aspetto: gli occhi del Tavolo.

Il suo è un racconto che sa di sterili protagonismi, di inutili ambizioni, di scambi di whatsapp per mitigare tensioni o ricercare compromessi poco nobili nel tentativo di poter reclamare l’importanza di un ruolo.

Il Tavolo racconta di battute e sorrisetti complici, dell’incapacità della nostra parte (le Associazioni) d’essere realmente capace di rappresentare le tante anime presenti e per anime non intende tanto le aziende, quanto quei funzionari, molti ma fortunatamente non tutti, utili a scaldare sedie e proporsi come interlocutori con il Sindacato nel tentativo di squalificare chi da anni dialoga con loro con quel senso di responsabilità che, infine, è stato riconosciuto.

Il Tavolo, quindi, racconta d’una rappresentanza più o meno vera che necessita d’una semplificazione in un settore sempre più complesso che rischia di muoversi sulla strada di player sempre più globali capaci, loro sì, di anticipare condizioni di lavoro e di mercato difficilmente controllabili.

Il lungo, in tutti i sensi, Tavolo ha sperimentato la presenza d’un progetto da parte del Sindacato e di un simil-progetto dalla parte Associativa: i primi suggerendo una lente d’ingrandimento, i secondi limitandosi ad una convergenza sugli argomenti più spinosi, lasciando, per ora, irrisolto il tema della rappresentanza che riconduce alla difficoltà nell’affrontare alcune delle complessità del nostro quotidiano.

Altro aspetto che racconta questo Tavolo, che certamente risente di non essere più al centro dell’attenzione con i microfoni, le bottigliette d’acqua, i bicchieri, gli infiniti documenti fotocopiati, PC ed Iphone ecc.ecc. appoggiati su di lui, è la presenza d’una umanità che per mesi ha cercato di condividere interessi diversi tra punti di vista diversi che si sono sciolti di fronte ad un’urgenza superiore che si chiama emergenza.

E’ questa una domanda che pone il Tavolo appena concluso: c’è sempre bisogno dell’emergenza per mettersi d’accordo? Lo sciopero di turno? Dimostrazione di difficoltà negoziale, oltretutto sterile alla luce di quanto sottoscritto dopo tanti giorni di trattativa.

Al Tavolo sarebbe piaciuto vedere riconosciuto il termine consapevolezza che si accompagna al fare esperienza: consapevolezza dei propri limiti perché di loro, i limiti, ne ho fatto esperienza; consapevolezza della necessità di applicazione del CCNL ovunque, prima che intervenga un’indagine, ancora, evidente difficoltà d’essere rappresentativi da Nord a Sud con professionalità e comuni indirizzi.

Gli interrogativi che il Tavolo lascia senza risposta spostano alle Organizzazioni tutte, sia datoriali che sindacali, la capacità d’individuare strumenti che evitino il moltiplicarsi di soggetti che siederanno al prossimo rinnovo; l’individuazione di argomenti che migliorino i rapporti tra noi tutti, magari condividendo prima avvisi comuni o argomenti divergenti.

Il nostro, tra non molto, infinito settore, che sta diventando preda di consulenti sempre più alla ricerca di complicare un lavoro che stentiamo a riconoscere, ci obbliga ad affrontarlo con strumenti informatici, nell’illusione di restituirci competitività, regolarità, rispetto per l’ambiente, rispetto per l’individuo. Sarà proprio così? A quale costo?

Gli uffici delle MCTC funzioneranno meglio? L’ART smetterà di tormentarci? La Committenza accetterà di riconoscere un equo compenso? Le soste non saranno più un tabù? Anche i nostri conducenti potranno guidare sino a 70 anni come nel resto d’Europa? E potrei continuare con i Trasporti Eccezionali, il nuovo RENTRI, l’applicazione dell’ESG, i transiti alpini e avanti di questo passo.

Come imprenditori siamo chiamati a riconoscere queste sfide, come Associazione abbiamo l’obbligo di continuare ad accompagnare le imprese ricercando le soluzioni più appropriate.

Esserne all’altezza diventerà sempre più impegnativo, richiederà sempre nuove competenze, sviluppare nuove relazioni, trovare il coraggio di riconoscere le professionalità più utili, più adatte a risolvere problemi ed indicare le opportunità che i cambiamenti suggeriscono.

Di fronte a tante questioni sarà sempre meno il lamento la soluzione, bensì la pazienza di parlarne incontrandoci, cercando d’individuare le e sperienze che aiutino a ridurre gli impatti negativi e mettano a fattor comune le capacità, sinora quasi sempre presenti, della struttura associativa.

E’ con questo augurio a tutti noi ed al Tavolo che ci ha visto protagonisti che concludo l’invito a guardare ancora con fiducia al nostro agire, consapevoli che solo lo stare insieme ci consente di affrontare al meglio le prove che questi tempi impongono.

Gianluigi Satini – Il Presidente FAI Regionale Veneto