Superata la fase più drammatica dell’epidemia da Covid 19 (con la speranza di non doverla mai più rivivere per colpa di qualcuno che sembra non essersi accorto della strage di contagiati morti nel modo più orribile, senza aria come gli annegati, e delle decine di migliaia di sopravvissuti a un’esperienza che segnerà la loro esistenza per sempre), l’Italia ora deve prepararsi a sorpassare un’altra emergenza: quella economica del “dopo Covid.
Un nuovo “sentiero di guerra” da percorrere nella consapevolezza che “nella cabina di guida del Paese” non potranno certo avvenire le capriole di qualche politico-politicante che cerca disperatamente di mantenere l’attenzione su di sé, ma che dovranno invece essere adottate soluzioni adeguate.
Soluzioni di ampio respiro che il Paese chiede a gran voce vengano affidate a persone di cui ha davvero fiducia. Non un unico leader (e non solo perché non se ne intravvedono molti in giro capaci di unire o di resistere alla tentazione di sentirsi onnipotente) ma un esecutivo di esperti della vita quotidiana e rappresentanti di interessi diversi che raggruppi coloro che vogliano e soprattutto sappiano dare una mano al Paese. Partendo da un impegno tanto solenne quanto imprescindibile e obbligatorio, non candidarsi alle prossime elezioni, e scartando a priori i soliti professori per dare strada a gente che abbia la conoscenza e non la teoria. Seguendo quel vecchio e saggissimo motto secondo cui “chi sa fare fa e chi non sa fare insegna… “.
Percorrere altre strade sarebbe come accelerare verso il baratro: perché la situazione è veramente seria e non possono essere certi personaggi da operetta o urlatori in cerca di facile consenso demagogico, dei quali la politica è ricca, a guidare il Paese verso la salvezza, ma piuttosto persone spinte dalla fiducia dei cittadini e trainate da quella della Comunità internazionale, che non si conquista raccontando le favole che troppi elettori negli ultimi anni si sono bevuti.
Quanto sia difficile la situazione lo “racconta” il mondo del trasporto che si appresta ad affrontare la “salita” decisiva, come confermano alcune anticipazioni sull’indagine che i responsabili dell’Osservatorio di Confcommercio compiono accuratamente ogni semestre: a giugno si determinerà il picco delle negatività e se non verrà affrontato adeguatamente il tema della liquidità con erogazione di prestiti, a fondo perduto, e non sarà risolta la questione dei tempi di pagamento, il rischio di chiusure, con i relativi cali occupazionali, è molto forte.
Conftrasporto ha sostenuto sin dall’inizio della fase del blocco il tema della liquidità, richiesta rimasta, ahinoi, senza risposte adeguate, nonostante avesse trovato “sostegno” nelle prese di posizione di personaggi di rilievo, a partire dall’ex presidente della Banca centrale europea, convinti della necessità di accreditare risorse alle imprese direttamente: Mario Draghi, uno che la rivista Forbes ha indicato come diciottesimo uomo più potente al mondo, non un ex animatore di villaggi turistici o un impiegato statale o di un’agenzia assicurativa “miracolato” ai seggi … Ora il tema delle conseguenze diventa un’attualità evidente.
Il “tasso” di fiducia degli operatori del trasporto ha visto un calo di quasi 18 punti in un clima che, come emerge dai dati dell’Osservatorio, evidenzia un giudizio sull’azione dell’Esecutivo non brillante sia sulla gestione sia nella capacità di fornire un sostegno alle imprese.
Risultanze preoccupanti perché inducono a fornire un quadro pessimistico che non aiuta di certo le azioni che saranno intraprese. Conftrasporto renderà nota l’indagine, o per lo meno i dati più rilevanti e definitivi, già nelle prossime settimane. Non si tratta di un giudizio politico, ma è il sentiment registrato da un’indagine approfondita su un numero adeguato di imprese e operatori. A chi occupa posizioni di governo, ma anche di rappresentanza, i dati potranno essere utili per meglio calibrare, nell’interesse del settore ma soprattutto dell’intera economia, gli interventi da compiere.
Un contributo prezioso fornito alla politica per aiutarla a “capire il paese”, che prende lo spunto da dati oggettivi sui quali soprattutto qualche esternatore, senza limiti e a senso unico, dovrebbe riflettere per non danneggiare lo stesso Esecutivo del quale è parte e per evitare d’incrementare il senso di incertezza che è stato la condizione dominante in questi mesi.
L’autotrasporto ha avuto, occorre ammetterlo, il proprio diretto interlocutore che ha seguito con impegno le esigenze del settore. Probabilmente senza la sua azione il settore non sarebbe neppure stato inserito nel decreto che introduceva interventi per le imprese.
Proprio oggi il summit che è stato convocato dovrebbe fornire ulteriori risposte sulle aspettative della categoria.
La speranza è che la parte considerata più “impattante” dalla maggior rappresentanza del settore (che non chiede risorse ma norme necessarie a garantire il rispetto delle regole, i tempi di pagamento, la sicurezza, la lotta alla distorsione della concorrenza che una recentissima indagine della procura di Lodi ha messo in evidenza) abbia una conferma che la politica vuole e sa davvero “cambiare strada”,proprio fornendo quelle risposte che consentano di realizzare le condizioni primarie.
Unatras è pronta a dare il proprio contributo, si legge in una nota, ma occorre risolvere questioni che per gli operatori sono essenziali.
FONTE: RUOTE D’ITALIA – Rubrica a cura del Presidente Paolo Uggè